«Ecco, ha appena posteggiato qua davanti». Mentre sono al telefono con Valentina, l’ex amante (sposato e mai separato) è appena arrivato davanti all’attività che Valentina gestisce, e che cerca di mandare avanti anche in tempo di lockdown. Mi stava giusto raccontando che non solo è difficile stargli vicino, ma anche lontano. Perché, smaltite le prima settimane di “rabbia” dopo una rottura motivata da infinite mancanze e trascuratezze, lui ricomincia a insinuarsi nella sua vita. Lei, in realtà, l’ha perdonato, rivoluto, ripreso circa…5 milioni di volte. Anche quando era più che chiaro che la moglie non l’avrebbe mai lasciata. Quindi non c’è nulla di nuovo nel copione del riprendersi. A parte quella sensazione di «non essere libera, di essere osservata, quell’ansia di vederlo spuntare all’improvviso e non essere pronta».
In fondo a Valentina piace che lui la cerchi, la fa sentire “amata” anche se di amore «mi rendo conto che non ce n’è: non so se chiamarla ossessione, ma è un gioco di potere, in cui però entrambi giochiamo, non solo lui. Un like su un post. Una telefonata – fintamente casuale – a una mia amica o conoscente. Una richiesta di lavoro che devo soddisfare, perché devo lavorare e lui lo sa. E poi i messaggi su WhatsApp. Tu rispondi, per cortesia, cerchi di tenere la parte».
«Anche questa è una sottile forma di violenza, di manipolazione, io sono debole e cedo, ma così rimando sempre il momento di prendere le cose in mano. Lui lo sa e insiste, finché risiamo al punto di partenza».
Valentina (nome di fantasia) dice di sentirsi più forte rispetto a altre volte, dice di aver capito il gioco, ma chissà se il lockdown, l’impossibilità di vedere gli affetti (amiche, figli lontani), la tristezza che si respira ovunque, e chissà cosa altro, scalfirà quella forza, e quella sensazione di essere controllata diventi una certezza, con lui vicino e lontano, come è sempre stato.
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