La cancel culture, qui da me interpretata come azione di rimozione di cose attualmente intollerabili, è una contaddizione in termini: cultura della cancellazione. Come possono star vicine queste due parole?
In breve si tratta della pratica di cancellare quanto la sensibilità attuale (che è al limite del parossismo, non si può dire niente, fare ironia, e se una è donna perché è donna, e se uno è basso perché è basso, noi Toscani presto saremo cancellati dalla faccia della terra) trova irriverente, offensivo di minoranze, politicamente scorretto e si potrebbe – potenzialmente – estendere a ogni cosa. Noi qui a Livorno si potrebbe ad esempio chiedere la cancellazione di Pisa dalle cartine geografiche, che è vituperio de le genti da secoli (devo scrivere a quelli del Vernacoliere per lanciare la petizione). A parte gli scherzi, io non la sopporto, perché la trovo di un moralismo irritante e appiattente. Specie se se la prende con opere di ingegno che sono storicamente collocate, tipo Via col Vento. Miz Rozella, Miz Rozella. Ok, dipinge un quadro dove i neri sono schiavi e caricaturali. Ma quella era la reale situazione di metà 800 negli Usa. Vogliamo cancellare? Rinunciare a sentirci dire e dire noi stesse: Domani è un altro giorno? No. Ad ogni modo, HBO, per “riabilitare” il film ha pensato di farlo precedere da una spiega del contesto storico. Ah, quindi siamo tutti idioti che non capiamo il contesto storico? Dobbiamo essere imboccati? Non so ma la soluzione della spiega mi pare quasi peggio della rimozione.
Quando in un film devono rappresentare un mafioso italiano (ma anche un non mafioso), usano un italiano che quasi nessun italiano capisce. È caricato, spinto, quasi ridicolo: mi sento offesa? No.
Inoltre il soggetto gesticola con le mani come se l’avesse morso una tarantola (mi scuso con la tarantola). Qualcuno di noi gesticola ancora così? Sì e no. Io no. Mi sento offesa? No, però penso: si potrebbero pure aggiornare.
Tutto questo per dire che cancellare opere dell’ingegno, anche nate in tempi infausti, è per me assurdo, un fenomeno di rimozione collettiva che ha lo scopo di rendere tutto ovattato da un diffuso e ipocrita perbenismo. La storia non si emenda. E forse è bene sapere che cosa è stato fatto, da chi, in che condizioni. Senza che ci mettano una slide di presentazione, ma perché siamo consapevoli e capaci di valutare quanto salvare e quanto “condannare” anche in una stessa opera, senza cancellarla e basta, e non avere occasione di esercitare il proprio senso critico, non esclusivamente in senso distruttivo.
C’è una finissima espressione labronica che recita: E c’hai na bella ghign’a culo (hai una bella faccia come il.)… Il culo ha già inviato istanza di cancellazione, per uso improprio della propria funzione. Attendiamo fiduciosi che sia respinta.
Rispondi