*_di Redazione_*
“La borsa è un tempo sospeso dove tutto è possibile: è il ricordo, la memoria, il futuro fatto di passato e presente. Un racconto mai concluso, mai perfetto, che continuamente si arricchisce di esperienze”. Sono queste le parole che Silvano Arnoldo e Massimiliano Battois usano per definire la borsa. Entrambi veneziani, e con una laurea di architettura in tasca, i due stilisti hanno fondato il loro marchio nel 2001 dopo una lunga gavetta che li ha visti lavorare anche da René Caovilla e nella maison di Roberta di Camerino, dove hanno appreso l’importanza della borsa. Ed è da quel momento che la loro storia, quasi d’amore, con l’accessorio per eccellenza è iniziata.
Le creazioni di Arnoldo][Battois sono in continuo divenire, non semplici accessori ma involucri che raccontano la donna stessa, la sua storia e il suo passato. Un contenitore di vita e di speranze che, nelle forme come nelle textures, trae grande ispirazione dalla natura, la loro prima vera fonte: ogni modello ricorda infatti una forma organica mentre le forme dei manici e i dettagli prendono spunto da Venezia. La Serenissima, con la sua storia di grandi viaggiatori e città sempre in bilico tra Oriente e Occidente, è infatti l’altra fonte d’inesauribile ispirazione per i due designer. Ed è così che, per esempio, il bestiario presente sugli antichi portoni diventa perfetto per i dettagli di ogni creazione, per particolari chiusure o inusuali attacchi dei manici, così come l’Arsenale, tra i luoghi prediletti dai due stilisti.
E anche le tonalità ricordano la grande città veneta: il cipria, i colori talcati e quelli neutri ma anche il rame freddo o il corallo sono le nuance usate per i modelli, tutti colori che si possono ritrovare nel capoluogo lacunare. Ogni accessorio diventa quindi un mondo a sé, sospeso nel tempo, indipendente come può esserlo un abito realizzato per contenere un corpo.
Due stilisti dunque che hanno saputo trasformare il concetto di accessorio, assegnandogli un valore più ampio e facendolo vivere quasi di vita propria.
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