Le cose sono andate più o meno così. Ho scritto un manifesto sul fare l’aperitivo tra donne (in realtà sto scrivendo un manuale per over 40 e questa è una parte, ma vi aggiorno, scrivetemi a silvia_paoli@libero.it). L’ha letto un’amica di Milano, “expat” in Sicilia, Raffaella Guidobono, designer di Leftover+ Sour Design dicendo che aveva passato il link a un amico, che mi avrebbe cercato per un’iniziativa a “tema” di cui aveva curato la parte di grafica e non solo.
L’amico è il sommelier del ristorante Buatta -cucina popolana di Palermo, Stefano Bagnacani, originario di Reggio Emilia, e che ha trovato, la settimana dopo il lockdown, il modo di continuare a fare il suo lavoro. Fuori sala, ovviamente, selezionando e proponendo vini siciliani naturali in tutta Italia. Come? Spedendo dalla Sicilia box con una selezione di tre “Vini contro la paura”.
«Tanti amici mi chiedevano consigli, perché il vino è stato il vero comfort food di questa crisi. Allora ho ideato, per la Fase 1, una box con tre vini rossi, di spessore, che dessero forza, in bocca ed emotiva. Il boom delle richieste è arrivato, paradossalmente, nella Fase 2, perché è adesso che la gente si sente più spaesata. Alla paura è subentrata l’angoscia, l’ansia. Quindi per la Fase 2 ho messo dei bianchi, vini più spensierati, belli da bere».
I produttori (9 aziende in totale) sono winemaker locali, il vino è naturale, capace però di farsi notare, e non da sconosciuti. «Al momento del lockdown, le piccole aziende siciliane si sono trovate con le bottiglie che dovevano partire per l’estero ferme. Tutto bloccato. È stato anche un modo per ripartire e per portare un’idea nuova di Sicilia nel nord Italia. Scusa è il corriere, ho due consegne: Parma e Milano».
Pausa.
Quale idea di Sicilia?
«Che è una terra di bianchi e i rossi sono buoni fuori dai cliché del rosso legnoso, pesante. Ci sono vini rossi esili, eleganti, freschi. Nei vini naturali cerchi di intervenire meno che puoi sul territorio e i vini, alla fine, sono più veri».
Uno di questi rossi, l’Ayunta Navigabile Etna Rosso è stato nominato, il 20 aprile, Wine of the Week, dal blog di Jancis Robinson (gli altri vini della box sono l’Oscar Bissinger – Grecanico 2018 e Sergio Drago – Rosso 2018).
«Ritrovarselo nel box è stata una soddisfazione per chi l’ha ricevuta, e anche per me: ci sono 120 aziende sull’Etna, nella box c’è ne una, quella ha vinto».
Le box si comprano su www.winevibes.it , blog di Stefano che dispensa, su richiesta, consigli su vini e sulla vita.
Sulla vita?
«Io penso che chi beve bene, faccia una vita più bella, dunque, dando dei consigli sul vino, aiuto a fare una vita migliore. Penso che il vino vada demistificato, ci si può aprire una bottiglia da soli, si deve essere liberi di ordinare in enoteca un vino importante ma anche un lambrusco, non curarsi di chi c’è intorno e cosa pensa, non accontentarsi di quel che si sa già, ma provare a scoprire cose nuove».
Che cosa si augura per il vino dopo Covid?
«Credo che questa possa essere un’occasione per liberarsi delle pose e dalle sovrastrutture, dai vini inultimente egocentrici, con tutto questo legno e questo alcol, che si fanno per far vedere che sei figo, per cui cui spendi ma non ti appagano. “I nostri sono tempi così mediocri”, ha detto Houellebecq, “che anche questo è un virus senza qualità”. In questa fase, che è la più complessa, ci si riapproprierà della semplicità fina a stessa, gustare un vino che disseta e fa star bene, senza schemi e sovrastrutture, né in chi li fa né in chi sta al tavolo».
Mi compone una box con tre bottiglie Aperitivo tra donne alla LIF?
«Metterei l’Ayunta Navigabile Etna Rosso 2017, quello del premio. Un bianco, Oscar Bissinger Grecanico 2018: Oscar è un produttore di 26 anni (foto in alto, del vino), una mia super esclusiva, da 6 anni allievo di Francesco Guccione, il padre del vino naturale siciliano. Infine, non può mancare, un rosé, Belvisi, Chloè 2018: lo bevi e ti senti al mare».
Non sto neanche a dirvi che cosa ho in mente di fare…
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