E’un vezzo tipicamente maschile, un tempo quasi obbligatorio oggi un dettaglio che dona personalità a chi la porta: la barba, in tutte le sue accezioni, dai baffi al pizzetto, o la si ama o la si odia. Per qualcuno difficile da gestire per altri una vera e propria passione, quasi una mania, che li porta a dedicare ore intere alla sua cura. Ed è alla barba, nelle sue infinite varianti, che è dedicata una particolare mostra, Barbe d’Italia, che rende omaggio alle più famose dello Stivale: da quella di Cavour a quella di Garibaldi arrivando fino a Verdi, la mostra pone l’accento su questo vezzo tutto maschile e sulla sua evoluzione nel Risorgimento.
Ed ecco lì dunque tutti i più importanti personaggi del nostro Ottocento: ci sono le grandi ed importanti barbe di Massimo d’Azeglio e di Giuseppe Mazzini ma anche quelle reali di Umberto I, Francesco II e Francesco Giuseppe d’Austria. Ci sono anche i baffi a manubrio di Vittorio Emanuele II e quella di Napoleone III.
Immagini d’epoca, testimonianze ma anche documenti, libri, confronti con le barbe portate dalla gente comune, accessori per la sua cura sono il percorso particolare e curioso che si è riusciti a mettere assieme per festeggia in maniera insolita i 150 anni dell’Unità d’Italia e per porre l’accento, una volta ogni tanto, sull’universo maschile.
La mostra si terrà all’Atelier Gluck Arte fino al 25 novembre.
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