Ricevo i post di un gruppo di Facebook che si chiama Livorno Delivery, nato – immagino – dal bisogno che aguzza l’ingegno e dunque dalla necessità per ristoratori e venditori al dettaglio di rimanere attivi, sebbene chiusi al pubblico. La strategia? Consegnare a casa, di tutto: dai gerani alle torte, dalla normale spesa a ogni diavoleria vi venga in mente. Dallo spillo all’elefante, un po’ come il motto di Harrod’s.
Oltre alle offerte dei singoli commercianti (ah, quel pollo arrosto, se non abitassi a 79 km!), al gruppo si può chiedere quello che “serve” e chi è informato fornisce quale negozio o supermercato può consegnare. Segue ordine, consegna e serenità. Ora i bisogni sono i più disparati, con una prevalenza di richieste delle uova pasquali più di tendenza per i bambini che, apprendo, essere quelle 1. “Te contro me” (eh sì, succede anche questo), seguite dal 2. Pasqualone di Bing (ho dovuto cercare, è un maxi uovo di pura plastica ma con sorprese irresistibili), e dalle 3. Uova Kinder Mario Kart.
Poi si scatena la fantasia labronica: qualcuno che venda e consegni pentole, padelle, anche per fuochi a induzione? Ma le uova bianche (di gallina)? A me si è bloccata l’antenna e non vedo la televisione, proprio ora!! Agli zoppi pedate negli stinchi.
C’è tutta una città in queste richieste, uno spirito che io stessa faccio fatica a descrivere: altruista e schietto, privo di ogni retorica. Eppure sensibile, capace di consegnare spese “sospese” a tante famiglie bisognose, le cartucce per stampanti al ragazzo che deve finire la tesi di laurea o l’elastico alto 1 cm (preferibilmente nero) a qualche signora che forse passa il tempo a cucire e anche materiale sportivo a Massimiliano Allegri. Vedo tanto bene nel momento del male e ho un unico pensiero fisso: teniamocelo stretto, per dopo.
ps ovviamente le richieste sono libere ma le consegne seguono le direttive di legge.
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