PARTE 2: INTERVENTO e POST
Sono andata all’intervento in taxi. Volevo fare la disinvolta quindi non l’ho prenotato e sono arrivata in ritardo, tanto che mi hanno chiamato per dirmi se…ero scappata. La saletta in cui ti operano è come un ambulatorio dentistico con poltrona reclinabile.
La dottoressa mi ha tratteggiato (letteralmente) la zona delle palpebre dove avrebbe tagliato. Le mie mani erano già a livello di sudarozione da lento alla festa delle medie. “Sono un po’ agitata”, ho ammesso. Mi hanno dato un sedativo (credo Lexotan) e fatto un’anestesia locale per cui sentivo tutto, tranne il dolore, che è stato…inesistente. Non sono una tranquillona, quindi ero tesissima e i dottori, anestesista e chirurgo, per normalizzare la situazione, parlavano un po’ di tutto: mi ricordo discorsi su Putin, sulla Polonia, sull’Italia. A un certo punto, ho avuto una reazione stizzita: «Ma non potete concentrarvi sul mio intervento?». «Sì, ma.. abbiamo finito». Non ho un ricordo esatto ma credo, tra entrare e uscire, sia passata un’ora e mezzo. Visto la mia tensione e propensione alle crisi vagali (svengo per un crollo di pressione, spesso attaccata alla porta degli studi medici da cui esco…) sono stata seduta un po’ nella sala di attesa dello studio, dove ho indossato degli improponibili occhiali da vista gialli con lenti fotocromatiche veramente orrendi perchè è VIETATO PRENDERE IL SOLE SULLA FERITA e non potevo comunque mettere le lenti a contatto. In realtà per chi ci vede, degli occhiali da sole con maxi lenti molto scure sono l’ideale.
Dopo circa mezz’ora, con un altro taxi, sono andata a far colazione con Giuliana che mi era venuta a prendere in una pasticceria sotto casa. Che, non so perché, ma funzionano su di me meglio che il miglior sonnifero.
Parte 4
POST OPERATORIO
Nel prontuario che mi aveva dato la dottoressa Tomic c’era scritto tutto quello che mi poteva succedere agli occhi e che infatti è successo. Gonfiore, lividi asimmetrici, possibile dolore (non l’ho avuto) e la necessità di mettere garze bagnate di acqua borica fredda ogni 2/3 ore per 10 minuti, operazione a cui mi sono dedicata il pomeriggio e i giorni dopo (diradando un po’ la ferquenza), anche perché non facevo niente altro, a parte evitare che Ollina mi togliesse le garze a zampate mentre ero stesa. Ho seguito letteralmente le istruzioni, usando la pomata oftalmica, cercando di non fare sforzi e riposandomi.
La cosa che fai più spesso, stando a casa, è guardarti nello specchio. Non un bellissimo spettacolo, ma per la verità io non ero per niente preoccupata dell’esito, e avevo ragione. L’8 maggio era mercoledi. Il sabato mattina ho preso la macchina e da Milano sono venuta in Toscana. Le ferite si vedevano solo se toglievo gli occhiali ma gli edemi dei primi giorni erano già stati assorbiti. Sarà stato il prosecco? La parte migliore di quando sgonfiano un po’ gli occhi è che si vede il filo di sutura e i codini sotto l’interno e l’esterno del sopracciglio. Sembri un po’ un vitello arrosto, ma non hai prurito o strane sensazioni. Dopo 6 giorni sono andata a togliere i punti. Che vengono sfilati e non hai bisogno di anestetico e nulla (io vorrei fare l’anestesia a prescindere, è la paura).
Sul tram al ritorno dall’ambulatorio, ho fatto la foto sotto. Vedete la differenza col pre? La palpebra pesante e cadente? E considerate che nella foto a sinistra le palpebre erano ancora gonfie – solo 6 giorni dal taglio e il mio sorriso inesistente, ma in realtà mi sentivo già 10 anni meno. E così, sebbene alla fine del mese festeggiassi il mio 50esimo compleanno, era un po’ il 40esimo.
Volete sapere come sono oggi? Sotto una foto della settimana scorsa. Ollina c’è sempre, e mi riconosce ancora. Considero la blefaroplastica un intervento geniale, che dona – se ben fatto – un ‘aria più riposata e naturale, molto meglio di ogni puntura. Io non ne ho mai fatte e vedendo le pazienti in sala d’attesa, con le guance tese come palloncini ho pensato che probabilmente non le farò mai.
Rispondi