C’è stato un tempo, prima di questo tempo, prima del tempo dello smartphone e di whatsapp, che si ripetavano oralmente, stile bardo, le conversazioni della settimana, citando a memoria o leggendo, quello che ci aveva detto: l’amante, l’amica, il capo e simili. In Toscana, per distinguere la fonte da cui provenivano le affermazioni, il dialogo riportato era preceduto da: Dico io, Dice Lui, (il secondo più precisamente pronunciato disce lui, ma solo per strascicare la C cperché Lui, per definizione, a discere non ci ha mai provato). Oggi invece si procede con un’operazione più veloce, pericolosa e potenzialmente letale per la privacy che è la foto schermo o screenshot dei fumettini di dialogo su wapp. Si prende una conversazione e la si fotografa, in parte o tutta e poi, si inoltra allegramente a amiche, parenti, a volte anche a psicoterapeute (poracce). Ecco, sarebbe però uno dei reali DIVIETI dell’uso dei social. Non fotografare di per sé, ma non scrivere quello che non vorresti vedere pubblicato su un Social d’altri, proveniente dal tuo telefono. Ovviamente nessuno è ligio a questa regola aurea e gli spezzoni di conversazione rimangono silenti nel nostro archivio foto, un po’ come la bomba atomica negli arsenali, metti una volta si abbia quel sano desiderio di radere al suolo la reputazione di qualcuno. Io ad esempio ho due o tre frasette screenshottate con cui potrei asflatare diversi flirtanti indisponenti, ma nella mia grande magnaminità farò decluttering del telefono e ristabilirò la quiete. Forse. Ma forse no. E voi?
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