«Scegli bene le parole, le scarpe e gli amori, se vuoi camminare lontano».
Mi piace questo “consiglio” da mamma che si trova nel primo capitolo del romanzo di esordio di Fioly Bocca, Ovunque tu sarai, Giunti Editore. Mi piace che mescoli la praticità di una scarpa col valore simbolico delle parole e con la forza propulsiva di un sentimento. Mi piace (per quanto non sia tanto capace di farlo) l’idea di sceglierli come per fare una valigia (che neppure la protagonista del libro mostra di saper fare tanto bene) che deve accompagnarci in un viaggio, che sarà più corto o lungo, placido o difficile proprio per le scelte che abbiamo fatto a monte. Ed è proprio in un viaggio che la protagonista del romanzo, Anita (che vuol dire graziosa, le parole contano, lo diceva pure Moretti), incontra un uomo che le cambierà la vita, una vita che si è adagiata in una normalità un po’ scialba, fidanzato poco attento, lavoro poco gratificante, una routine di quelle che noi donne conosciamo bene, interrotta all’improvviso dallo squarcio di una malattia senza perdono, quella della madre. E così, nel viaggio per raggiungerla, l’incontro e dopo l’incontro l’amore con un uomo che sa ascoltare bene.
Il romanzo è il primo di Fioly Bocca, e alla Giunti “sentono” di aver trovato in Fioly (ma che cosa vorrà dire? Nel libro ogni nome viene spiegato, preghiamo l’autrice di darci soddisfazione) una narratrice intensa, che saprà parlare alle donne e al loro cuore.
La scrittura è intima e precisa, la nostalgia per le montagne (le Dolomiti dove la protagonista ha trascorso l’infanzia) tanto vera che sembra di toccarla, i personaggi tratteggiati a partire dal nome – così importante – e dalle parole, scelte una a una, proprio come consigliava la mamma. Una lettura che consiglio. Qualche spunto in più, cliccando sopra.
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