Voglio cominciare con il ritorno a casa. Intanto perché viaggiare indietro nel tempo è un lusso che solo la scrittura ti permette. E poi perché la partenza e il distacco ti permettono di leggere le cose in maniera molto più acuta che l’esserci immersa. Quando sei in India, sei ubriaco e stravolto. Io almeno lo ero. Ti senti indifeso e pieno di domande. Ti manca il quadro, vedi solo i particolari. E i dettagli possono essere totalmente incongruenti, come un bambino di pochi mesi che giace nudo e solo su un marciapiede, in mezzo alla polvere, e una colazione in piscina in un palazzo lustro e lussuoso come il Taj Mahal Palace di Mumbai.
Quando sei sul volo di ritorno, improvvisamente, inizi a vedere. Io per la verità avevo più delle allucinazioni. Stavo male. Avevo nausea e febbre e un mal di testa lancinante. Una sensazione di montagne russe nello stomaco, come per un innamoramento feroce e imprevisto. Possibile?
Ho viaggiato con la Jet Airways in Economy class, ma con un po’ di fortuna (o sarà stata le dea Lakshmi che ho comprato in una bancarella che ha 4 mani?), ho avuto i 4 posti centrali della fila 18 tutti per me. E dunque 4 cuscini rossi peperoncino dove appoggiare la testa e coprire i ganci delle cinture di sicurezza per creare un lettino perfetto, 4 coperte beige con quadri madras rossi per ripararmi da aria condizionate e rincalzare i piedi ghiacciati. Dopo il decollo, mi sono stesa, e in uno stato febbricitante, ho avuto il mio secondo viaggio in India.
Allucinazione 1. Il mercato di Delhi, le donne a terra che vendono fiori, meglio, corolle di fiori, arancioni, rosso sangue e bianche, raccolte in enormi sacchi e vendute per farne corone di auguri o benvenuto, profumate e brillanti.
Allucinazione 2. I temporali del Kerala, i marmi luccicanti di pioggia del resort Vivanta by Taj Bekal, che aggiungevano splendore allo splendore.
Allucinazione 3. Il mondo dal vetro del pulmino, la coppia in moto – lei in nero col velo, lui in camicia madras e jeans, che trasportava una seggiolina di plastica blu, un’anziana in sari che si pettinava i capelli bianchi in mezzo allo slum, la donna, indomita, che nello stesso slum, stendeva il bucato.
Allucinazione 4. Il parco Lodhi di Dehli immerso nel buio e in una nebbia bianca e densa alle 6 di mattina, quando su una panchina di pietra di fronte al mausoleo di Mohammed Shah ho provato a “espirare” risate e finito col ridere davvero a forza di ah ahaha aaaaahh (chissà se il defunto se la rideva pure lui).
A un certo punto mi sono fatta portare un tè con molto limone. Volevo tornare alla realtà. Per fortuna il risveglio è stato dolce. La Jet Airways è una compagnia indiana che vi consiglio vivamente e di cui vi parlerò meglio più avanti. Merita.
Volete saperne di più? Seguitemi su lostinfashion.it, un post al giorno sull’India per tutta la settimana. Buon viaggio!
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