Tutte le categoria “sociali” sono state prese in considerazione e, potendo, soccorse con misure eccezionali per tamponare il momento d’emergenza. Rimane scoperta una fetta di popolazione priva di ogni diritto: le amanti (gli amanti, quelli li lascio stare). Ora, l’amante già in tempi normali è in regime stretto controllato: di spostamenti, di orari e di libertà di disporre del cellulare e chiamare quando caxxo vuole. Adesso, con le famiglie raccolte sul balcone a cantare Bella Ciao, è come se fosse un’eterna domenica. Quella del mai-chiamare, mai-neanche-sbirciare wapp, mai-neanche-pensare che se no ti viene il crepacuore. Sì certo, i giorni feriali sono meglio perché insomma almeno un momento di aria (quando la moglie passa l’aspirapolvere) uno lo trova e, facendo veramente un enorme sforzo mitopoietico, ti manda un messaggio con scritto: come va. Non voglio essere ingiusta: ci sono anche gli amanti della parola scritta, che ti inviano 75 messaggi l’ora e forse pensano di essere a un laboratorio di scrittura creativa della Scuola Holden, e tu li scorri avidamente cercando, nel fiume di parole, se ce n’è qualcuna a cui valga la pena attaccarsi. A volte c’è, a volte no. Nel frattempo maestre dell’attesa senza fine, le amanti aspettano, come al solito. E sperano che arrivi, dopo Bortolaso, anche Nick Sloane, quello che ha tirato su la Costa Concordia, magari tira su anche loro.
ps Faccio ironia (ci provo) ma sono vicina alle amanti (che si sono messe in una trappola, ma non da sole) e che si trovano in un oceano di solitudine e da sole lo stanno attraversando, chiedendosi che fine farà quel loro amore o se magari questa è la prova tragica per uscirne davvero e ricominciare da capo, da zero, da sole. Vi sono vicina e vi voglio bene e se volete un po’ di leggerezza o humor— scrivetemi in pvt su messenger o su silvia_paoli@libero.it
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